Il tempo mi aveva insegnato a cadere tra giri casuali di lancette e incroci a matita.
Il destino dallo spirito goliardico, come un camaleonte, avrebbe inciso nel vuoto i suoi colori.
Guardando fili spezzarsi sotto il peso del tempo, ad ogni battito di ciglia.
Riallacciavo le scarpe distogliendo lo sguardo, puntandolo verso un orizzonte invisibile, in compagnia di un Fato difficile da comprendere con cui avrei imparato a scherzare.
Come un bambino che osserva le foglie vorticare.
L'amore che amavo non aveva nè volto nè nome, tornava a me da occhi e luoghi sconosciuti lontani miliardi di chilometri, viaggiando tra epoche e costellazioni.