Oscillavo, tra fili luminosi e nubi di fumo.
Mentre scrivevo lanciavo un paio di occhiate a quel dipinto di Monet in cima al calendario, non riuscivo a vedere il cielo dietro quelle costruzioni e quel paesaggio grigio.
Solo uno spicchio, quasi trascurabile, in alto alla mia destra.
Era lì che si posava lo sguardo.
Mi chiedevo quali sarebbero stati i profumi di quest'anno mentre continuavo a bruciare quel pezzo di legno tra le mani, l'odore che preferivo, che portava con sè quello dei pini e della resina.
Mi ero ritrovata a dipingere su una vecchia valigia, non che non l'avessi previsto, l'avevo immaginato in una serie di piccoli minuti nelle tante notti prima di dormire.
Non l'avrei cestinata e nemmeno riparata, quella cerniera chiusa a fatica mi faceva sorridere e a modo mio le avrei dato nuova vita, facendole spazio in qualche angolo della casa.
Gennaio era salire a bordo di un treno non conoscendone la destinazione nè le fermate intermedie.
Solo qualche avviso e previsione astrologica incomprensibile alla radio.
Tempi imprevedibili, quasi quanto i rovesci di pioggia sull'icona del cellulare.
Ma poi, qualcosa era mai davvero andato secondo i piani?